




Luogo: Santa Maria la Carità | Napoli
Progettisti: Stefano Benatti, Rino Cappelletti, Roberto Felici (FFD Associati), Daniele Barelli, Mario Fabbrini
Collaboratori: Daniele Livi
Artista: Roberto Dragoni
Dimensioni: 300mq
Cronologia: Progetto 2014
Il nuovo complesso parrocchiale si pone rispetto al contesto urbano con una propria autonomia di impianto, rispetto ad un ambiente circostante nel quale uno sviluppo urbanistico caotico e senza una disciplina specifica ha costituito un territorio senza riferimenti di carattere prettamente urbano, caratteristici della città consolidata ed elementi qualificanti di un tessuto che includa una molteplicità di funzioni all’interno di un impianto omogeneo e strutturato. La nuova chiesa ed il suo complesso parrocchiale si pongono in un area di margine come un complesso delimitato verso l’esterno, chiuso, come lo erano gli antichi chiostri conventuali, ma aperto come segno di accoglienza e di amore verso il territorio e verso i fedeli che vi si recheranno. L’impronta a terra del progetto richiama quindi un monolite in pietra che con lo sviluppo delle sue funzioni definisce una serie di volumetrie legate tra di loro e comporre un sistema la cui lettura risulta unitaria, salvo per l’elemento verticale del campanile, elemento di polarità che evidenzia verso il territorio vasto la propria natura.
La chiesa ed il complesso parrocchiale che si sviluppa intorno si pongono come un corpo unico, monomaterico, un blocco lapideo sul quale la attraverso i piani inclinati della copertura e delle pareti accentuano i volumi. Nel suo insieme il complesso rappresenta una piccolo centro urbano, con tutta una serie di elementi qualificanti che la rendono chiaramente diversa rispetto all’intorno; un perimetro riconoscibile, un muro perimetrale definito dagli edifici bassi, che sul lato esterno si alzano di un piano, mentre verso la corte interna, abbassando la quota della corte interna, si avranno due piani. Questa conformazione altimetrica consentirà di avere una volumetria complessiva contenuta in altezza, in modo tale da far emergere la chiesa rispetto ai volumi perimetrali. All’interno del complesso si troveranno quei valori “urbani” di convivenza civile e pacifica, di rispetto per lo spazio di relazione che sono poi quelli sui quali la chiesa basa la propria missione.
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Questo è un progetto di Architettura. La progettazione dell’Architettura non è la mera proposizione di setti verticali, pareti, tetti e finestre che abbiano scopo puramente funzionale. Fare Architettura significa tener conto di una grandissima quantità di concetti, formali, funzionali, comunicativi, spaziali, storici. Un progetto architettonico non può prescindere dal contesto in cui si inserisce, così come non può non tener conto di chi lo utilizzerà, sia esso un’abitazione privata o un edificio pubblico . La ricerca di un’Architettura contemporanea che tenga però conto della memoria del passato, senza annullarla ne sfidarla, ma confrontandocisi, è la sfida di oggi,
“Lo scopo dell’Architettura è quello di trasformare il vuoto in spazio.”
El Lissitzky
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